Da una bozza di testo per un quaderno sul tema del Fotoromanzo, 2012

Mi rendo conto ora di aver spesso pensato alle immagini di “Ricordami per sempre” come a dei piani sequenza, come a delle riprese cinematografiche con inquadrature fisse, ma con i personaggi in movimento. E ancora una volta mi convinco che il tempo esteso, direi assoluto, dell’immagine fotografica, possa far sorgere tanti interrogativi a chi ha l’intenzione di cercarli. Chi siamo? Dove andiamo? E’ il copione di un teatro quotidiano, meraviglioso quanto drammatico che ci avvolge e mi avvolge tutti i giorni, perché ne facciamo tutti parte attori e spettatori, in un flusso continuo e circolare, perché “guardare” diventa “vedersi” e viceversa, e così via.

In “Ricordami per sempre” mi accorgo di considerare la figura di Lorenzo come il tramite di questo continuo scambio di sguardi fra sé e l’altro. Anche la storia nel suo insieme può sembrare in bilico e sul confine fra una realtà vissuta e una sognata: io almeno l’ho concepita così, attraverso i toni cupi e cromaticamente sbagliati delle fotografie. Una storia circolare dove l’immagine d’apertura e quella di chiusura potrebbero essere simultanee, la prima un dettaglio dell’ultima.
Una storia che si ripete all’infinito, perché non c’è confine netto fra le cose.
(Il lavoro è realizzato insieme a Giulio Mozzi)

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