Dall'intervista pubblicata su
Landscape Stories, 09-2010
Europos Centras, realizzato in Lituania nel 1994, mi ha permesso di varcare la soglia fra il periodo di studio e il tentativo di intraprendere una strada personale. “Europos Centras” fu ampiamente pubblicato sulla rivista Creative Camera di Londra nel 1996 e allo stesso tempo criticato al festival di Arles da Jean Claude Lemagny che l’anno precedente mi aveva chiesto dieci immagini per la collezione della biblioteca nazionale di Parigi. Capii che avevo realizzato il mio primo lavoro nel quale identificarmi proprio perché riusciva a dividere, a diversificare i giudizi sulla sua validità.
Per tornare ad “Europos Centras”, esso è considerato il centro geografico d’Europa in base a delle coordinate geografiche, un non/luogo simbolico per eccellenza, che quando fotografai ho cercato di rappresentare proprio mediante i personaggi e particolari. Famiglie, bagnanti, cani, rimasugli di fuochi improvvisati, ciuffi d’erba, sentieri. Se ogni luogo è il centro del mondo, così anche ogni elemento del mondo è centro, è parte essenziale del tutto. Inoltre, nelle mie immagini più recenti, le persone non hanno funzione di “misura” nei confronti della natura che le sovrasta, che si perdono nel contemplare l’infinito, ma figure simboliche nelle quali riflettere il proprio io e porsi le domande di sempre: chi sono? che sarà di me?
Perchè “guardare” diventa: “vedersi”.














