Dal testo di presentazione dell'esposizione Wundercamera, Galleria METRONOM, 2012
Queste coppie d’immagini sono state realizzate con il procedimento della stereoscopia che, simulando la visione binoculare del sistema visivo umano, genera un effetto tridimensionale.
Le due fotografie, apparentemente uguali, si differenziano per uno spostamento del punto di ripresa, come se generate una dall’occhio destro, l’altra dall’occhio sinistro. Guardando attraverso il visore, il nostro cervello percepisce le due immagini, disposte l’una accanto all’altra, complementari dello stesso soggetto, come se normalmente gli giungessero tramite gli occhi. Il cervello subisce così un inganno, dandoci un’unica immagine risultante con una sensazione di profondità.
Sappiamo che ogni fotografia è legata a un tempo di ripresa, lo scatto, in ogni caso a un tempo di esposizione alla luce. Ma queste immagini tridimensionali, visibili come “sognate” solo al momento della visione stereoscopica, che relazione hanno con il tempo e lo spazio?






