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Luca Massaro. Intervista

Le tue esperienze all’estero hanno influito/influiscono sul tuo lavoro?

Vivo a Parigi da settembre, dopo 2 anni di università a Milano e un’estate di lavoro a Londra. Lasciare casa a 19 anni mi è servito a diventare indipendente e crescere più in fretta. In particolare qui a Parigi, per la fotografia, ho continuato il percorso iniziato a Milano, con lavori commissionati per Vice Francia ed altri magazine. Ho avuto l’opportunità di pubblicare un progetto realizzato in Giappone con BooksOnLine www.booksonline.fr
una delle mie librerie preferite curata da Pierre Hourquet e Laurence Vecten, al fianco di alcuni dei miei fotografi contemporanei preferiti, e di esporre le stesse fotografie nella galleria del Point Ephèmère
www.lucamassaro.net/ukiyo-e
Ho conosciuto persone interessanti e stimolanti, artisti, designer, galleristi, editori, fino al mio vicino di casa Charlie Gay, ingegnere ventenne che pur non sapendo chi è Duchamp, mi influenza con le sue invenzioni e il suo modo di fare, è uno dei miei “artisti” preferiti. Studio alla Sorbonne e sento che qui è passata la storia della cultura europea. A Parigi ho l’impressione di sprecare una giornata se non lavoro sodo su qualcosa che mi piace – o non faccio vera festa. E l’atmosfera giovane e competitiva mi tiene sveglio. Anche imparare nuove lingue mi influenza, per esempio se in italiano diciamo “fare una fotografia”, in inglese e francese, si usa il verbo “prendere”, che trovo più appropriato.

Cosa pensi della situazione culturale italiana?

Leggo più o meno ogni giorno Repubblica.it, e ho guardato di recente documentari sull’Italia, da Girlfriend in a coma di Bill Emmott a Comizi d’amore di Pasolini. Sono molto legato alla cultura italiana, ma penso che stia affrontando uno dei periodi peggiori della storia del paese. Una situazione politica imbarazzante che influenza negativamente anche la cultura.

Senti di appartenere a una generazione di artisti italiani?

No, non mi riconosco molto nell’estetica contemporanea dei miei coetanei italiani. Certo ho degli amici artisti o musicisti in Italia, o italiani all’estero che stimo. Ma piuttosto mi sento vicino ai lavori fotografici ed artistici di alcuni coetanei “e-friend” stranieri di facebook e tumblr, una sorta di generazione-internet, villaggio globale.

Il tuo progetto mo(nu)ment da dove parte? ha un arrivo?

Mo(nu)ment è una serie di fotografie che saranno esposte nella bellissima nuova sede dell’Arci in viale Ramazzini 75 a Reggio Emilia, durante Fotografia Europea. Si tratta di una mostra in collaborazione con Francesco Tacchini, graphic designer e artista digitale che vive a Londra. http://cargocollective.com/ruffnuff
Per quanto riguarda la mia parte fotografica, esporrò una serie di 5 fotografie in grande formato. Un giorno sono andato al Musée d’Orsay e ho visto le diverse versioni di Monet della Cathédrale de Rouen, i vari momenti di luce sul monumento/cattedrale. Intanto studiavo in arte contemporanea il passaggio dalla ricerca del soggetto, alla ricerca sul medium artistico stesso, per un esame alla Sorbonne, e un’amica di Parigi mi confidava di non essere mai andata a “vedere” la Tour Eiffel, le bastava aprire Instagram o comprare una cartolina. Il monumento, tema della storia letteraria ed artistica, “è lì” per tutti. Nell’atto di guardare si unisce realtà e inconscio, e mi piaceva l’idea di unire agli infiniti sguardi (poesie, dipinti, fotografie, cartoline.. parte della memoria collettiva) del monumento,  il mio sguardo, che è sempre e inevitabilmente un nuovo momento della percezione. Il rinnovamento (e il cambiamento, tema di questa edizione del Festival) della percezione avviene attraverso il medium fotografico stesso. Parafrasando Susan Sontag potremmo dire “monuments now look, alas, too much like photographs”.
Nell’installazione della mostra, le mie fotografie saranno accostate in dittici alle versioni “glitchate” di Francesco Tacchini delle stesse immagini, nel momento d’errore digitale (“glitch”), creato modificando l’immagine con un programma di edit musicale. L’idea mi è venuta leggendo il manifesto Glitch che Francesco mi aveva inviato, intitolato “The Glitch Moment(um)”. Ho letto male e da lì il titolo Mo(nu)ment, che ho collegato alla serie di fotografie che avevo in mente. Le pratiche sono separate e indipendenti, anche perché non ne capisco niente di arte digitale, ma il risultato e l’installazione collettivi, con inaugurazione venerdì 3 Maggio alle 19. Un amico vedendo le stampe si è detto confuso. Penso che creare confusione nello spettatore che è portato a chiedersi il perché della scelta-fotografia, tramite qualcosa di esteticamente bello, sia un ottimo risultato nella fotografia contemporanea, in cui tutto è già stato detto e fotografato. Una sorta di processo di ready-made al contrario. E’ una ricerca senza arrivo, per mostrare, non per dimostrare, da fra-intendere appunto.

A cosa stai lavorando attualmente?

In questo momento sto preparando gli ultimi esami qui alla Sorbonne a Parigi, e poi la tesi sulla “Foto Grafia” per la laurea a Milano. Ho concluso, dopo 3 anni, un progetto fotografico al quale sono molto legato, che pubblicherò in un libro in edizione limitata entro la fine del 2013.

Tre parole chiave per definire la fotografia oggi.

Scultura – Performance – Arte Digitale.
Sono 3 correnti che trovo interessanti nei trend della fotografia contemporanea, e che in parte influenzano la mia pratica. Non penso però che sia necessario seguire uno di questi spunti per essere contemporanei ed innovativi. C’è ancora molto da dire sulla fotografia, intesa come arte del vedere/pensare, s-cultura.  

http://lucamassaro.net/

Per le immagini © Luca Massaro, da mo(nu)ment

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